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Descrizione della collezione

La collezione archeologica comprende oltre 4.700 reperti, la maggior parte dei quali proviene da scavi archeologici condotti principalmente a Selinunte, Solunto, Terravecchia di Cuti, Himera, ma anche da acquisti effettuati nei decenni passati grazie ai quali si ĆØ voluto conservare in Sicilia materiale archeologico di notevolissimo interesse, che altrimenti sarebbe andato disperso. La collezione comprende vasi preistorici, terrecotte, ceramica figurata corinzia, attica a figure nere e rosse e indigena. Si tratta di pezzi di grande raritĆ  e delicatissima fattura. Tra le diverse ceramiche figurate esposte, ve ne sono alcune di estrema rilevanza, dal punto di vista storico e artistico, fra cui una figura femminile di “tipo dedalico” della metĆ  del VII secolo probabilmente proveniente da Gela, Erma bifronte del 180 d. C. circa.
La collezione di sculture comprende cinquantacinque opere. Fra i bronzi della collezione figurano opere di Antonio Ugo, Giacomo ManzĆ¹, Costantino Barbella, Vincenzo Bentivegna, Tommaso Bertolino, Pasquale e Benedetto Civiletti, Ettore Cumbo, Jaroslav Horejc, Edouard Drouot, Giacomo della Giustina, Filippo Sgarlata, Benedetto De Lisi Jr, Domenico De Lisi, Lucio Fontana, Vincenzo Gemito, Nino Geraci, Filippo Silvestro Giulianotti, Emilio Greco, Salvatore Profeta, Domenico Abate Cristalli, Guido Righetti, Benedetto D’Amore, Igor Mitoraj. La collezione ĆØ ulteriormente arricchita da due sculture in marmo di Benedetto De Lisi Jr, e da altri due marmi rispettivamente di Antonio Ugo e Carmelo Cappello. Di notevole pregio anche una scultura in cera di Giacomo ManzĆ¹ e un’opera di terracotta di Benedetto De Lisi Jr. Altra scultura di assoluto pregio custodita a Palazzo Branciforte ĆØ il delizioso “Eros giovinetto” del Canova.
Sempre a Palazzo Branciforte, nei saloni antistanti l’auditorium ĆØ possibile ammirare otto affreschi su pannello dell’artista seicentesco Gaspard Dughet, raffiguranti temi legati alle vicende bibliche di Giacobbe, di Davide e all’Incendio di Sodoma.
La collezione di maioliche, il cui nucleo centrale ĆØ ospitato all’interno del Ristorante Branciforte, comprende opere prodotte tra il Quattrocento e il Settecento da fornaci italiane, europee e orientali. Il repertorio italiano delle maioliche ĆØ composto da pezzi di alta fattura provenienti da Casteldurante, Pesaro, Urbino, Venezia, Castelli d’Abruzzo, Faenza, Deruta, Montelupo, Nove, Savona, Laterza, Napoli, Trapani, Sciacca, Caltagirone, Burgio e Palermo. Le maioliche prodotte all’estero provengono dalla Spagna, Cina, Iran e Turchia. Uno fra i tanti affascinanti pezzi presenti nella collezione ĆØ un piatto della cinquecentesca fabbrica di Urbino di Francesco Durantino, probabilmente attivo nella bottega di Guido da Merlino, che illustra la vittoria romana di Scipione a Cartagine, cosƬ com’ĆØ raccontata da Tito Livio nel testo riportato dall’Autore nel verso del piatto.
La collezione filatelica, esposta al primo piano, comprende rarissimi documenti postali relativi alle prime emissioni di francobolli del Regno delle Due Sicilie, che ebbero corso dal 1858 nel Regno di Napoli e dal 1Ā° gennaio del 1859 nel Regno di Sicilia. Questi francobolli considerati esemplari, presentano la caratteristica figura di Ferdinando II riprodotta attraverso la perfetta incisione del messinese Tommaso Aloysio Juvara (1809-1875) che fu, insieme al Calamatta, uno dei piĆ¹ insigni incisori della seconda metĆ  dell’800. La raccolta della Fondazione include alcuni esemplari di eccezionale interesse e raritĆ , fra i quali un’affascinante lettera affrancata con metĆ  verticale dell’80 centesimi arancio della IV emissione di Sardegna (tiratura del 1861), utilizzata per formare il porto di 40 centesimi, e annullata col bollo ovale Assicurata di CanicattƬ.
La collezione numismatica ĆØ composta da oltre mille esemplari ed ĆØ l’unica raccolta organica di monete siciliane dell’etĆ  medievale e moderna pienamente fruibile al pubblico in Italia. Essa testimonia la continuitĆ  della coniazione in Sicilia, dagli Aragonesi fino ai Borboni: circa sei secoli di produzione monetale delle Zecche di Sicilia sono documentati in questa collezione che abbraccia un arco temporale che va dal 1282 (inizio del periodo aragonese, dopo la Guerra del Vespro) al 1836, anno dell’ultima coniazione assegnata alla Zecca di Palermo da Ferdinando II. Sono inoltre presenti 74 monete risalenti al periodo dell’alto Medioevo, dal VI secolo, relative al dominio bizantino, dominio arabo, normanno, svevo sino a quelle coniate durante il dominio angioino (1266-1282) da Carlo I. Sono diverse le monete di particolare raritĆ  come il Reale in oro di Giacomo d’Aragona “Il Giusto” (1285 – 1296), del quale se ne conoscono solo tre esemplari. La collezione numismatica comprende anche una raccolta di pesi monetali di bronzo.
A Villa Zito ĆØ invece ospitata la pinacoteca della Fondazione Sicilia, che comprende circa 120 dipinti di grandi maestri della scuola pittorica siciliana della seconda metĆ  dell’Ottocento e dei primi del Novecento, quali Francesco Lojacono, Antonino Leto, Michele Catti, Ettore De Maria Bergler, Giuseppe Sciuti, Michele Cortegiani, Luigi Di Giovanni, Ettore Cumbo, Rocco Lentini, Domenico Quattrociocchi, Francesco Zerilli. Sono presenti, inoltre, le collezioni permanenti delle opere di due Maestri del Novecento siciliano: quella di Michele Dixit Domino, importante esponente della pittura siciliana tra le due guerre, e quella di Pippo Rizzo, uno dei maggiori esponenti del futurismo italiano. Dalla primavera del 2009, la pinacoteca di Villa Zito ĆØ ulteriormente arricchita dalle opere della collezione Cuccio-Alesi, che annovera 44 dipinti di diversi artisti dell’Ottocento italiano (fra cui Boldini, De Nittis, Zandomeneghi, Leto, Lojacono e altri).
La collezione di stampe e disegni, ospitata a Villa Zito, ĆØ composta da un corpus comprendente un migliaio di incisioni, xilografie, acqueforti, litografie, disegni, gouache, acquerelli e tempere e da oltre cinquemila stampe contenute in libri e atlanti. Di grande rilevanza ĆØ la raccolta di carte geografiche della Sicilia, che ricostruisce l’evoluzione storica del disegno cartografico dal XVI al XVIII secolo, dalle rielaborazioni delle teorie di Tolomeo ai rilievi geografici delle istanze scientifiche illuministe.